Al più tardi nel lontano 1972 con la pubblicazione del Club di Roma “I limiti della crescita” abbiamo appreso o scoperto che in un mondo finito e limitato rappresentato dal nostro unico pianeta una crescita continua o infinita dei consumi e della produzione di rifiuti o sostanze nocive non è sostenibile sul lungo termine e quindi non è in grado di garantire sufficienti basi vitali alle future generazioni. Analogamente all'ambito finanziario se si vive al di sopra di quanto ci si può permettere ci si indebita. Avere un economia che vive al di sopra delle sue possibilità ambientali scarica inevitabilmente irreversibili debiti ambientali sulle future generazioni. Si tratta di un principio fisico relativamente semplice da capire. Esso è il nocciolo dell'iniziativa popolare sulla responsabilità ambientale. In genere a livello scientifico si definiscono 9 limiti planetari fondamentali.
Cinque di questi sono stati ripresi dall'iniziativa delle giovani e dei giovani verdi: il cambiamento climatico, la biodiversità, l'uso dell'acqua dolce, i flussi del fosforo e dell'azoto, il cambiamento di uso del suolo. Questi limiti sono misurabili e sono superati in modo differenziato, ovvero il superamento non è uguale in tutti i settori definiti dai limiti stessi. Ad esempio per quanto riguarda il clima si parla di un fattore 19, nella biodiversità di un fattore 4, nell'uso del suolo e nel flusso dell'azoto di 2-3, mentre per quanto riguarda il fosforo siamo già ad un fattore vicino a 1.
L'esempio del clima
Il periodo 2015-2024 segnerà il decennio più caldo mai registrato, con un'accelerazione della perdita di ghiaccio nei ghiacciai e nelle calotte polari, dell'innalzamento del livello del mare e del riscaldamento degli oceani. Il 2024 è stato l'anno più caldo mai registrato. La temperatura globale non è mai stata così alta negli ultimi 2000 anni, molto probabilmente addirittura negli ultimi 125’000 anni. Ci troviamo in pratica già all'interno di un clima sconosciuto finora all'umanità. Questo a causa delle emissioni entropiche di CO2 che il pianeta non è in grado di assorbire. Ne consegue un aumento della concentrazione di CO2 nell'atmosfera (+50% da 280 a 420 ppm, la più alta da almeno 800000 anni) che innesca a sua volta l'aumento della temperatura globale.
Purtroppo l'obiettivo di 1.5 gradi di riscaldamento globale, che equivale al netto zero globale entro il 2050 (accordo di Parigi) è al momento difficilmente raggiungibile. Le misure globali già decise dai governi, Svizzera compresa, permetterebbero infatti di avvicinarci solo a ca. 3 gradi di riscaldamento globale, ovvero 6°C in Svizzera. Le conseguenze nel caso in cui falliranno i tentativi di fermare il riscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi saranno inevitabilmente gravi e molto costose: gli eventi estremi saranno sempre più frequenti e intensi (ondate canicolari, alluvioni, siccità estreme).
La Svizzera si è data in votazione popolare l'obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 ma le misure finora messe campo non sono sufficienti. Inoltre considerata la sua responsabilità storica l'obiettivo dovrebbe essere raggiunto almeno già nel 2040. A causa dei suoi alti consumi pro capite la Svizzera rimane tra i 20-25 paesi più dannosi per il clima (12-13 T/CO2 all'anno per persona, 0.6 T sarebbero sostenibili).
Ritornare al medioevo?
I contrari all'iniziativa con toni sprezzanti affermano che la sua applicazione significherebbe il ritorno al medioevo (!) o mettersi nella stessa condizione del povero Bangladesh. Senza contare che alcuni dei limiti planetari sono stati superati in Svizzera solo negli anni 50-60 del secolo scorso, oggi abbiamo a disposizione un bagaglio di conoscenze tecniche e scientifiche nettamente maggiori che possiamo applicare per un uso più efficace delle risorse e ridurre le emissioni nocive. Se scelgo il treno invece dell'automobile a benzina o abbandono il mio riscaldamento centrale a gasolio riduco le emissioni di CO2 del 95% (fattore 20), se uso solo alluminio riciclato risparmio il 95% dell'energia (fattore 20). Se consumo prodotti certificati bio e meno carne posso ridurre le mie emissioni di CO2 di ca. il 70% (fattore 3) e di almeno il 50% l'impatto sulla biodiversità (fattore 2). Nel campo del fosforo siamo stati precursori in Svizzera e siamo già riusciti a ridurre l'impatto di un fattore 4. Proprio grazie al divieto dei fosfati e a impianti di depurazione obbligatori abbiamo dei fiumi e dei laghi balneabili. E potrei continuare. Questi esempi mostrano in diversi settori che abbiamo già molti strumenti tecnologici che ci possono aiutare a ridurre il nostro impatto senza compromettere il nostro benessere. Il medioevo o il Bangladesh sono ben un'altra cosa.
Costi astronomici?
Atro argomento dei contrari è la questione dei costi. Secondo i contrari con l'iniziativa si andrebbe incontro a costi insostenibili per tutte le tipologie di consumi e in particolare per il ceti meno abbienti. Innanzitutto l'iniziativa contiene un articolo che vincola la sua implementazioni a criteri sociali. Ognuno pagherà in funzione della sue possibilità e quindi il carico maggiore andrà a cadere sui redditi elevati e molto elevati, proprio quelli che consumano ed inquinano di più.
Inoltre è proprio il non rispetto dei limiti planetari che farà ricadere sulle future generazioni costi insostenibili. L'attuale economia mondiale scarica sulle generazione tutta una serie di costi esterni. Uno studio della Confederazione stima che i costi del mutamento climatico saranno compresi tra 10 e 38 miliardi entro il 2050 (in 25 anni). Già oggi abbiamo centinaia di morti premature annue nei periodi estivi canicolari. Il crollo delle funzioni ecosistemiche legati alla biodiversità si stima che potrebbero portare a costi dal 2050 dell'ordine di 14-16 miliardi all’anno. Il risanamento dalle sostanze chimiche di sintesi persistenti (PFAS) costerebbe 26 miliardi su 20 anni. E` quindi evidente che è proprio il non rispetto dei limiti planetari che poterà costi enormi.
Un chiaro sì
Fa bene quindi l'iniziativa per la responsabilità ambientale a richiamare la Confederazione alle sue fondamentali responsabilità verso le future generazioni. Investire per cambiare da subito ci permetterà di risparmiare molte risorse finanziarie in futuro per affrontare le crisi ambientali che saranno innescate dal superamento dei limiti planetari. In vista della votazione del 9 febbraio non posso quindi che invitare gli svizzeri e le svizzere ad approvarla con convinzione.