La crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina ha messo in evidenza la nostra imbarazzante dipendenza energetica dall'estero e dalla volatilità dei prezzi di mercato: il 70% dell'energia consumata in Svizzera è importata, in gran parte sottoforma di combustibili o carburanti fossili. Così facendo una decina di miliardi di franchi all'anno se ne vanno all'estero, spesso a riempire i forzieri di paesi dittatoriali, guerrafondai e che non rispettano i diritti umani. Contemporaneamente siamo nel pieno della crisi climatica causata dall'uso delle energie fossili. Le emissioni pro capite di gas serra di ogni ticinese, considerando anche le emissioni che avvengono all'estero per prodotti o servizi utilizzati in Ticino, sono tra le più alte al mondo. Dal periodo preindustriale la temperatura in Svizzera è aumentata di 2.3 gradi, l'ultimo decennio è stato quello più caldo e il 2022 è stato l'anno più caldo in Svizzera da quando si misura, la siccità estiva e l'assenza di neve ci hanno dato un assaggio del clima futuro. Siamo infatti sempre più in balia di eventi estremi mai osservati prima o la cui frequenza ed intensità aumentano in modo preoccupante. Abbiamo però ancora oggi nelle nostre mani la possibilità di limitare il surriscaldamento climatico ad un livello accettabile, ma non possiamo permetterci più di perdere tempo. Anche il Ticino deve quindi dare il suo tangibile contributo: entro il 2040 il Cantone dovrà approvvigionarsi solamente con energie rinnovabili e diventare clima-neutrale. La velocità di transizione deve essere quindi più rapida e ambiziosa rispetto a quella proposta dal Piano energetico e climatico cantonale attualmente in consultazione. Le soluzioni per raggiungere l'obiettivo già ci sono ma vanno realizzate rapidamente.
Le mie proposte si articolano su 4 assi principali di intervento: sobrietà ed efficienza energetica negli edifici, ampliamento delle energie rinnovabili, in particolare del solare, lo stoccaggio di energia e la mobilità sostenibile.
Il parco immobiliare ticinese va innanzitutto fotografato da un punto di vista energetico tramite il sistema di certificazione CECE in modo da avere un quadro complessivo. Poi sarà fondamentale procedere al risanamento energetico rapido puntando al maggior numero possibile di edifici di classe A. Noi Verdi puntiamo ad averne almeno il 25% entro il 2031. In questo ambito sarà fondamentale offrire obbligatoriamente a tutti i proprietari di edifici una prima e introduttiva consulenza energetica gratuita per qualsiasi tipologia di edificio.
Il secondo pilastro principale è il massiccio ampliamento del solare fotovoltaico soprattutto sugli edifici e le infrastrutture esistenti. Il potenziale solare in Ticino è enorme e permetterebbe di produrre l'equivalente di tutta la corrente elettrica consumata: per questo puntiamo ad installare almeno un metro quadrato di fotovoltaico per persona all'anno in modo da poter produrre entro il 2031 quasi il 25% della corrente elettrica consumata in Ticino. In seguito la velocità di istallazione potrà ancora essere intensificata per permettere di ridurre anche le carenze invernali. Per raggiungere questo obiettivo sarà fondamentale mantenere gli incentivi e introdurre l'obbligo del fotovoltaico su tutti gli edifici adatti e tutti i parcheggi che non hanno già un'alberatura ad alto fusto in grado di ombreggiare gran parte della superficie. Parallelamente dovranno essere messi a disposizione dei crediti agevolati con garanzia statale e la retribuzione della corrente solare dovrà essere aumentata.
La produzione di energia solare potrà essere completata con altre fonti rinnovabili minori come la geotermia, l'eolico e il legno. Puntare sul solare avrà anche evidenti benefici finanziari: la corrente solare fotovoltaica è al momento tra quelle più economiche. I benefici economici dovranno però andare a favore di tutta la popolazione tramite corrente a basso costo da consumare nel quadro di efficienti comunità di autoconsumo.
Per far fronte alla tipica variabilità dell'energia solare e delle altre nuove fonti rinnovabili sarà fondamentale ampliare le possibilità di stoccaggio sfruttando soprattutto l'idroelettrico. Il rinnovo degli impianti esistenti deve essere accompagnato con l'inserimento di sistemi di pompaggio-turbinaggio (ad es. alla Verzasca). Alcuni dighe esistenti potranno essere innalzate (ad es. Sambuco) per aumentare la riserva invernale. All'accumulo tramite idroelettrico si dovrà affiancare lo stoccaggio sottoforma di gas o idrogeno o tramite l'uso di batterie (in particolare sfruttando quelle della mobilità elettrica utilizzabili bidirezionalmente). Nella scelta delle priorità di stoccaggio non andrà dimenticato il rendimento di ogni sistema: usando soprattutto l'idroelettrico e in parte anche le batterie si ha attualmente ancora il rendimento energetico migliore. Un filiera dell'idrogeno con grandi possibilità di stoccaggio per le applicazioni soprattutto ad alto consumo e per lo stoccaggio stagionale è da ideare e progressivamente da realizzare fin da subito.
Nella transizione energetica non bisognerà infine dimenticare la mobilità che può dare un grande contributo in termini di riduzione dei consumi.. La priorità dovrà essere data ai mezzi di trasporto pubblici elettrificati e alla mobilità dolce. Gli spostamenti rimanenti saranno invece coperti con la mobilità elettrica condivisa o privata.
La transizione energetica sarà anche una grande opportunità economica: permetterà di costruire o ampliare tutto un ramo economico sia per offrire nuove possibilità formative, che per garantire nuove opportunità di lavoro ben retribuite per le nostre aziende e quindi anche per i residenti.
Matteo Buzzi, deputato uscente, candidato n. 19 al Gran Consiglio, lista 14.